Spazi e scambi

Publié le 1 mai 2015 il y a 9A par Anonyme - Fin › 4 mai 2015 dans 8A
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Sujet du devoir

je  présenter a l'oral : espaces et echanges : Limmagration : les pays d'afrique rejoignne tl'europe en passant par Lampedusa pour aller en Italie

 

Où j'en suis dans mon devoir

voici mon texte :

questionnement 1 : me manque t-il 1 idée essentielle ? sans trop rallonger

questionnement 2 : une correction de syntaxe  est -elle possible  ?

Je suis dyslexique et dysorthographique : alors je fais beaucoup d'erreurs

 

 Spazi e scambi

Oggi la lingua italiana è diffusa un po in tutte il mondo. Effetivamente, 70 milioni di persone parlano l’italiano nei continenti: per esempio l’Europe, l’america, l’Africa etc... Com’è possibile ? E a causa del’immigrazione, c’è negli paesi la presanza degli emigrati. Questo fenomeno si è svolto in due tempi.

I) La prima fase: l’emigrazione di prima, nel diceiannovesimo secolo (esempio: dagli Stati Uniti)
L’emigrazione italia comincia nel Novesimo secolo, il Ottocento, 40 milioni di Italiani abbandonavano la loro Patria. Partono perchè non erano d’accordo con il regime politico; per sperare una migliore vità, con l’unica speranza di lavoro, ma anche una fonte di reddito per le famiglie rimaneste in Patria, che ricevano dai parenti emigrati delle somme di derano per vivere in maniera più dignitosa. La prima destinazione erà gli Stati Uniti, tra il 1861 e il 1915, ma anche l’America del Sud (Argentina, Brasile)
Il viaggio durava molte settimane, erà anche disagevole. Il 20% dei passageri moriva perchè viaggiavamo in coperta o nella stiva. Ma quando arrivevano in Ellis Island (dopo tre settimane di viaggio in terza classe su una nave) quelli che presentavano segni di mallatio erano respintivi, o messi in quarantena. Dopo dovevano subire test d’intelligenza (29 domande) e a volte le famiglie erano separate. Subivano umilianti visite medicale e estenvanti attese. Non parlavano inglese e i poliziotti che conoscevano solo l’inglese stropiavano i nommi italiani sui documenti officiali.
Se avevano la possibilità di entrare sul territorio americano, la loro vità non si migliorava perchè americani non accetavano gli emigranti. Quando risciuvano ad ottenere un lavoro, erano umili e modesti, anche pericolosi e faticosi, nelle manufatture o nelli edilizia. Facevano i muratori o incora cosrtuivano i grattacieli e i ponti.

II) La seconda fase: l’emigrazione oggi

Ma anche oggi, possiamo osservare il stesso fenomeno: ci sono incora molto emigratorio in Italy
I nuove emigranti sono persone altamente qualificati: sono giovani laureati e ricercatori. Le persone emigrano perchè i salari sono basso, sono precari; perchè i criteri di selezione sono poco meritocratici ( i posti piu importante possono essere attribuiti in base allo raccomandazione). Anche per trovare un lavoromigliore all’altezza delle loro competenze. Inoltre non ci sono strutture, sopporti o finanziamenti per la ricerca. Sono riconosciuti più all’estero che in Italia
Ma questo fenomeno è un problema perchè lo stato ha investiti risorse per la formazione di persone altamente qualificate. Inoltre, l’Italy non riesce ad attirare talenti.
Nel 2008 il 17% dei giovaniti laureati sono emigrati: è un fenomeno crescente e l’Italy è il paese con più laureati che partono per lavorare all’estero.
E una donne di successo in una posizione di grande responsabilità. Viene da Milano. Lei dice che ci sono molti lavorati bravissimi che vanno rubba all’estero. Gianotti deve tanto alla scuola italiana: dalle elementari all’università
Ma in tempi di crisi si tende a sacrificare la ricerca di base, e per molti giovani scienzati è quasi impossibile restare in Italia. Dunque le istituzioni italianiani rischiano di perdere la loro leadership.
Ci sono molte famose persone italiane: per esempio Enrico Fermi, Felice Matteuci o incora Rita Levi.
Ranzo Piano, un architetore è ottimista nei riguardi dei giovani. Gli italiani trovano sempre un lavoro all’estero grazie alla loro formazione. Dice che bisogna dare la loro fiducia e che anche a livello politico bisogna valorizzare i talenti.
Bisogna lasciar fare ai giovani, bisogna mettersi un po da parte. Il problemo in Italia è che la politica teme il talento perchè il talento ti regala la ibertà e la forza di ribellarti.
Ma consiglia anche ai giovani di partire all’estero per capire com’è il mondo, ma anche per capire se stessi, perchè c’è un Italianità che non è quella dell’orgoglio nazionale: gli italiani sono come dei nani sulle spalle di un gigante e il gigante è la culturà.




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